IL PENSIERO CONTROFATTUALE

“Ragionare su cosa sarebbe potuto succedere se le cose fossero andate diversamente” (Girotto, 2007; Kahneman 1986).

La facilità con cui le persone riescono ad annullare mentalmente il passato, pensando ad esisti alternativi, può avere un impatto notevole sul modo in cui queste si spiegano l’evento e sulle emozioni ad esso collegate.I pensieri controfattuali, infatti influenzano enormemente le nostre reazioni emotive agli eventi.
Immaginiamo un uomo che per raggiungere il luogo di lavoro deve prendere ogni giorno lo stesso treno. Un giorno, purtroppo, l’uomo muore in un deragliamento. Poiché quella corsa era parte fissa della sua routine, non è facile ragionare su come avrebbe potuto evitare quell’incidente. Ma se ipotizziamo che quel giorno il nostro protagonista avesse perso la solita corsa per una telefonata improvvisa che gli ha fatto perdere tempo, e avesse quindi preso la seconda corsa e quel treno fosse deragliato, allora annullare mentalmente l’evento diventa più semplice: “se solo non avesse ricevuto quella telefonata, ora sarebbe ancora vivo”.
Più è facile “annullare” mentalmente un esito, più è forte la reazione emotiva ad esso.
È una reazione assolutamente razionale: il pensiero che una tragedia potesse davvero essere scongiurata in un modo così semplice, deve per logica produrre sofferenza. Più è facile pensare ad esiti alternativi, più soffriamo. Quindi l’aspetto interessante del pensiero controfattuale è che alcuni esiti sembrano facili da modificare, non tanto perché lo siano realmente, quanto per la facilità con cui possiamo annullarli mentalmente. (Aronson, Wilson, Akert, “Psicologia Sociale”,2013)
Rimanere ancorati sul pensiero controfattuale ci porta quindi inevitabilmente ad amplificare la nostra sofferenza rispetto a quell’evento. Ciò che è utile fare, anche in questo caso, è imparare l’arte dell’accettazione. Non è semplice ovviamente. Ma accettare qualcosa porta a lasciar andare il pensiero e l’emozione ad esso associato e ritrovare la serenità.

E. 🌻